Il Piano di Conservazione

01 Cos’è il piano di conservazione Il piano di conservazione è un documento progettuale che ha lo scopo di salvaguardare l’integrità degli edifici storici privilegiando l’esecuzione di un insieme di operazioni minimali e ripetitive (comprendenti interventi preventivi e di monitoraggio) rispetto a interventi occasionali, finalizzati a ripristinare una supposta condizione iniziale del bene architettonico. Questi ultimi risultano infatti più onerosi dal punto di vista economico e meno rispettosi dell’autenticità dell’edificio. I vantaggi economici della conservazione programmata sul lungo periodo costituiscono un aspetto particolarmente rilevante per le amministrazioni pubbliche, che devono gestire una mole enorme di beni.
Il piano di manutenzione è composto da tre documenti:
manuale tecnico: contiene tutte le informazioni sul bene, compresi i rilievi geometrici, le situazioni di rischio per la conservazione e le indicazioni sugli interventi e le ispezioni da eseguire periodicamente.
programma di conservazione: definisce i tempi e i costi delle operazioni ordinarie di conservazione individuate nel manuale tecnico.
manuale d’uso: contiene le indicazioni riguardanti le modalità di utilizzo del bene che ne garantiscono la conservazione. Scopri di più

02 Il piano di conservazione delle Mura Veneziane di Bergamo Il piano di conservazione delle Mura Veneziane è stato redatto dall’Università degli Studi di Bergamo, in condivisione con l’ufficio dei Lavori Pubblici del Comune di Bergamo.
La redazione del piano di conservazione si è basata sulle indicazioni contenute nelle “Linee guida per il piano di manutenzione del patrimonio architettonico” promosse dalla regione Lombardia (Della Torre, 2003).
 
Gruppo di lavoro
Responsabile scientifico: Prof. Giulio Mirabella Roberti
Collaboratori: Ing. Virna Maria Nannei, Arch. Ileana Castelli, Dott. Giorgia Campus
Collaboratori per la redazione dei rilievi: Prof. Alessio Cardaci, Dott. Pietro Azzola
 
La manutenzione programmata delle Mura Veneziane di Bergamo: le sfide di un sito a scala urbana
Il contesto ambientale condiziona fortemente lo stato di conservazione dei manufatti, in particolare dei paramenti murari, favorendo la crescita di vegetazione spontanea sulle strutture murarie e sui terreni al piede. Le radici provocano danni al paramento murario, inserendosi negli interstizi e provocando l’allargamento delle fessure fino a causare la sconnessione e l’espulsione delle pietre del paramento. Anche la vegetazione arborea cresciuta sul bordo degli spalti nelle proprietà private scalza la parte sommitale fino al ribaltamento delle pietre a toro che formano il cordone. Se da una parte la rimozione della vegetazione spontanea si presenta come un problema ricorrente, che può essere adeguatamente programmato e tenuto sotto controllo con una cadenza adeguata, dall’altra la riparazione puntuale delle lacune e delle sconnessioni causate dalla vegetazione arborea richiede interventi tempestivi da attuare con il necessario rispetto della materia storica ma con opportuna efficacia.
Nel passato, la periodica azione di rimozione della vegetazione ha interessato principalmente le parti più ‘visibili’ del perimetro delle mura, ovvero quelle affacciate verso la città bassa sul fronte meridionale; al contrario, alcune parti meno accessibili, soprattutto nella parte che costituiva il cosiddetto ‘Forte di San Marco’ verso il colle di San Vigilio, risentono di lunghi periodi di abbandono in cui la vegetazione è cresciuta indisturbata, causando non pochi danni al paramento murario e alla porzione sommitale del muro stesso. Paradossalmente l’Amministrazione Comunale si è resa disponibile a prendere in carico la manutenzione di tutto il perimetro, ma non a subentrare al Demanio Statale nella proprietà, evitando così di assumere l’obbligo della manutenzione, nonché la responsabilità civile e penale per i possibili danni a persone o cose dovuti all’assenza di azioni preventive di conservazione.
Nel caso di Bergamo, uno dei problemi maggiori da superare è legato alla definizione delle competenze connesse al complesso regime di proprietà dei manufatti che formano il complesso delle Mura: l’originale funzione militare ha infatti lasciato in eredità ai Demani dei successivi governi (Repubblica Cisalpina, Regno Lombardo-Veneto, Regno d’Italia, Repubblica Italiana) la proprietà giuridica delle Mura stesse. Per la precisione, tale proprietà riguarda solamente i manufatti in muratura di pietra delle Mura vere e proprie, mentre gli spalti sulla sommità dei baluardi e delle cortine furono alienati già nella prima metà dell’Ottocento, così come i terreni sottostanti comprendenti i fossati, le lunette e le controscarpe del complesso sistema difensivo, presto assorbiti da coltivazioni e giardini privati. Una parte degli spalti, diventata proprietà comunale nel 1825 per volere del podestà Rocco Cedrelli, fu adibita tra il 1829 ed il 1841 alla realizzazione di una panoramica passeggiata urbana e del viale delle mura, tra Porta S. Giacomo e porta S. Alessandro, concluso con la sistemazione del piazzale di Colle Aperto. Anche le quattro principali Porte urbane divennero proprietà comunale, mentre altri spazi considerati meno significativi furono acquistati da privati. Come già detto, le mura stesse e gli spazi sotterranei (come le cannoniere e i cunicoli di accesso) rimasero di proprietà demaniale, con un effetto soprattutto di ‘tutela passiva’, legata alla mancanza di interessi verso una rendita diretta dagli immobili o dai terreni, ma con scarsissime risorse investite per la manutenzione di un manufatto così esteso.
Se da un lato l’obbligo di provvedere alla conservazione di un bene monumentale vincolato ricade sulla proprietà (art. 30 CBCP ), nel caso del Demanio statale questi obblighi di fatto sono poco cogenti: ragione per cui il Comune di Bergamo è stato forzatamente indotto a occuparsi della manutenzione, anche per la forte pressione da parte della cittadinanza che ha sempre sentito le Mura come patrimonio collettivo, attivando di volta in volta convenzioni specifiche con il Demanio e i soggetti privati coinvolti, come anche con associazioni di cittadini che a titolo volontario prestano la loro opera per i lavori di manutenzione ordinari.
In data 20/03/2015 è stata firmata con il Demanio (proprietario delle Mura Veneziane) e l’associazione Orobicambiente Onlus una convenzione per l’esecuzione periodica di opere di rimozione della vegetazione infestante, che tra l’altro ha conferito titolo al Comune a partecipare a bandi per la manutenzione e valorizzazione del bene monumentale, come quello indetto dalla Fondazione Cariplo ‘Buone prassi di conservazione del patrimonio’ nella sezione Arte e Cultura 2015, che erogò un finanziamento di circa 300.000€ per la realizzazione di un progetto comprendente sia operazioni di manutenzione urgenti sia la predisposizione di un programma di controllo e manutenzione periodica da ripetersi nel tempo.

03 Manuale tecnico Il Manuale tecnico è un documento che contiene tutte le indicazioni necessarie alla corretta manutenzione del bene. Esso è articolato in schede e deve riportare la catalogazione univoca di tutti gli elementi del manufatto, corredata di descrizioni e rappresentazioni grafiche, la descrizione delle anomalie attese e le procedure di manutenzione eseguibili dagli utenti o da personale specializzato.
Nel caso delle mura di Bergamo è stata effettuata una prima schedatura dei corpi di fabbrica, secondo la suddivisione tradizionale adottata anche nel corso dei rilievi precedenti, in porte, viadotti, baluardi, piattaforme e cortine. Per ciascun corpo di fabbrica, sono stati riportati la collocazione, la descrizione, alcuni dati storici e l’elenco degli interventi recenti, oltre all’individuazione dei singoli elementi componenti.
Le schede devono essere supportate dal rilievo dello stato di fatto, a partire dal rilievo geometrico che costituisce la base per gli approfondimenti qualitativi.
L’impiego della fotogrammetria aerea ha consentito allo stato attuale un rilievo in scala 1:200, che dovrà essere integrato nel tempo dove necessario fino a raggiungere la scala 1:50.
Se in genere gli interventi di conservazione richiedono una differenziazione puntuale per le singole parti dell’edificio, alcune considerazioni posso essere fatte in merito a un manufatto esteso come una cinta muraria ma che, allo stesso tempo, presenta un certo grado di omogeneità tra i suoi elementi. Attraverso le ispezioni visive, si è osservata la prevalenza di alcuni fenomeni di alterazione e degrado che si presentano lungo tutto il perimetro, e considerate la difficoltà di eseguire mappature analitiche dei fenomeni riscontrati per tutti gli elementi, si è deciso di procedere per situazioni caratteristiche, su cui possano essere predisposte le line guida di intervento.
Nello specifico, i fenomeni di alterazione più significativi, individuati e raccolti in apposite schede, sono legati alla presenza diffusa di vegetazione anche arborea sia sulla sommità sia all’interno del paramento murario, che nei casi peggiori ha determinato il dissesto della muratura o crolli parziali, oltre alla deperibilità dei materiali costituenti le murature e le copertine dei parapetti.
 
Estratti dal manuale tecnico
Scheda di identificazione del bene
Schede identificative dei corpi di fabbrica: le porte
Schede di analisi delle problematiche: il baluardo di Valverde
Scheda interventi vegetazione
Scheda interventi parapetti
 
Video lavori

04Il droneProgramma di conservazione e manuale d’usoIl programma di manutenzione definisce, per ciascuna attività di conservazione e di ispezione del bene individuata nel manuale tecnico, le tempistiche di esecuzione, la qualifica degli operatori coinvolti, le attrezzature necessarie e i costi. Questo documento è strutturato su un intervallo di tempo di alcuni anni, poiché l’efficacia delle azioni preventive dipende dalla loro ciclicità. Oltre alla frequenza di esecuzione, il programma individua anche i periodi dell’anno più favorevoli per la conduzione delle operazioni, valutando eventuali interferenze o sinergie con altre attività previste.
Il manuale d’uso ha lo scopo di coinvolgere gli utenti nella cura del bene, pertanto deve contenere le informazioni di base sulla struttura e sulle problematiche che ne mettono a rischio la conservazione. In questo modo chi frequenta il sito potrà non solo evitare di adottare comportamenti scorretti, ma anche riconoscere situazioni anomale che devono essere tempestivamente segnalate all’ente responsabile.

05 Sviluppi futuri Il modello tridimensionale Il Piano di conservazione è uno strumento che deve essere aggiornato nel tempo. Per questo motivo necessita di una struttura di raccolta dei dati efficace, in grado di sistematizzare informazioni di natura diversa, metrica e qualitativa. Il modello tridimensionale offre in questo senso le migliori opportunità, se utilizzato come base per la costruzione di un modello BIM o GIS, vista la scala territoriale.
Per arrivare a questo risultato, dovrà essere condotto nei prossimi anni un raffinamento del dato geometrico raccolto finora, insieme al completamento graduale delle mappature dei materiali costitutivi e dei fenomeni di alterazione di ciascun elemento delle mura.